Domenica 19 febbraio 2017
Iniziamo ora un percorso di approfondimento nella conoscenza della Passione di Cristo.
Analizzeremo le Sue sofferenze dall’interno del Suo cuore e di quello delle persone che con Lui hanno vissuto e condiviso quei momenti che, se pur tragici, sono stati l’inizio della vita per voi.
Innanzitutto due sono le verità che dovete meditare sempre:
1- Lui poteva venire a voi come Dio, essendo tale, Dio onnipotente, poteva venire a voi nella Sua gloria infinita, invece si è abbassato a venire sulla terra, e alle Sue creature, come uomo. E’ sceso nella condizione umana per aiutarvi al vostro stesso livello ad elevarvi al Suo regale di Dio, per aiutarvi a comprendere come vivere sulla terra per poi vivere con Lui nella Sua gloria senza fine.
2- Lui poteva, con la Sua potenza evitare ogni sofferenza, ma infliggerla ai Suoi nemici, ai nemici della giustizia e di Dio, anche solo con uno sguado; invece vi ha visto come anime da aiutare, anime deboli prede del male e da questi soggiogate, pertanto si è lasciato trapassare la carne del Suo corpo umano con ogni tipo di tormento sopportabile dall’uomo. E lo ha fatto per amore, per vostro amore, per riscattare per voi la vostra morte spirituale offrendosi vittima al Padre.
Giuda
Tante considerazioni sono state fatte su questo personaggio che è stato non solo un Apostolo, vicino al Signore, da Lui amato e istruito, ma purtroppo anche il Suo nemico, il suo traditore.
Egli era un uomo fragile, vissuto in un ambiente benestante per l’epoca rispetto a tanti suoi coetanei. Ha studiato e frequentato il Tempio dove ha imparato le scritture e conosciuto tante persone illustri del suo tempo, persone di cui vantava una amicizia a cui teneva, perché come tutte le persone legate al mondo, certo che avere conoscenze di alto livello lo avrebbero portato a raggiungere sicurezza e benessere.
Giunte al suo orecchio notizie relative a Gesù, al Messia predetto dalle scritture che lui conosceva bene, anche se le interpretava in maniera umana, desiderò ardentemente conoscerlo e diventare un Suo discepolo allo scopo di poterne diventare il suo braccio destro nella conquista del mondo che lui aveva immaginato per la sua venuta. La Sua visione del Messia era quella che molti all’epoca avevano e cioè di colui che avrebbe liberato il popolo di Israele dal dominio Romano. Ma i piani di Dio erano altri.
Giuda quindi conosce Gesù e gli chiede di essere annoverato tra i Suoi Apostoli perché desideroso di apprendere da lui ogni insegnamento atto a liberare il suo popolo con il desiderio nascosto e un orgoglio celato di averne gratificazione e gloria terrena.
Gesù non ha mai rifiutato nessuno, ma non avendolo scelto Lui e conoscendo il suo animo non desideroso di conoscenza della Verità, ma posseduto solo da desideri umani, ha cercato di dissuaderlo, per salvarlo, ma invano. Ecco come Giuda entrò a far parte dei dodici Apostoli seguaci di Gesù che sarebbero stati da Lui illuminati a diventare poi i Suoi eletti e predicatori nel mondo.
Giuda aveva però un animo inquieto, non disposto ad accettare l’insegnamento di pace e di amore che Gesù trasmetteva e soprattutto non disposto ad eliminare da sé tutte quelle tentazioni carnali e materiali che fino ad allora lo avevano condotto nella sua giovane vita. Tutto il tempo trascorso a fianco di Gesù è stato per lui un continuo tormento interiore dovuto alla sua resistenza al richiamo dello Spirito verso la verità rivelata dal Cristo e dalle forze che lo possedevano e che lo lusingavano cercando di portarlo al male. Spesso si sentiva costretto ad allontanarsi da Gesù per soddisfare i richiami dei suoi istinti lussuriosi, spesso cedeva alla tentazione di appropriarsi dei soldi che per concessione di Gesù era lui a gestire per tutti, spesso si sentiva come sospinto da una forza interiore che gli suggeriva di allontanarsi per riempirsi del mondo soprattutto quando lo spirito riusciva in qualche modo a far breccia nel suo cuore.
Tornava, si, tornava poi da Gesù quasi sempre pentito per essersi allontanato e per il suo peccato, ma non aveva la forza di liberarsene totalmente perché il suo orgoglio glielo impediva. Questo era il suo peccato più grande: l’orgoglio che lo portava ad essere superbo e a non accettare gli insegnamenti di umiltà che riceveva dal Maestro in quanto con condivideva la sua remissività.
Lui avrebbe voluto essere al fianco di un Messia o meglio di un conquistatore che imponesse la sua autorità con la forza contro gli invasori per ottenere il trono in un regno temporale.
Lui si sentiva incompreso dal Maestro e dai suoi compagni che non condividevano questa sua smania di gloria e spesso si richiudeva nel suo vittimismo o sbottava in affermazioni poco caritatevoli e rispettose nei confronti del Signore.
Ma il suo disagio divenne maggiore quando, dopo un periodo in cui Gesù concesse a tutti, lui compreso, la facoltà di compiere miracoli, lui ad un certo punto non riuscì più in questa missione. Non aveva compreso che nei miracoli, perché avvengano, ci deve essere la mano di Dio che opera in chi è veramente ricolmo d’amore. Bisogna che l’uomo si avvicini spiritualmente all’amore di Dio perché sia il Suo degno tramite nel miracolo che vuole compiere e perché interceda al Padre per la liberazione dal male in colui che per la sua sofferenza gli ha generato una tale grandissima pena da provare un vero dolore interiore e compassione per la sventura del suo assistito.
Giuda non ha mai provato pena e dolore verso qualsiasi uomo miserabile giunto a lui a chiedere conforto o guarigione, anzi ne provava sdegno e ribrezzo, soprattutto per i lebbrosi, gli storpi o gli indemoniati.
Ecco che allora il suo orgoglio prese il sopravvento e sentendosi umiliato di fronte ai suoi compagni perché incapace di compiere ciò che loro operavano, invece di ricorrere con umiltà di cuore all’aiuto del Signore e con vero pentimento chiedergli di lavare tutte le sue colpe e aiutarlo ad aprire al vero amore il suo cuore, cosa trama di fare? Tradire colui che sente sia stato il suo castigatore.
Vuole vendicarsi di averlo trattato diversamente dagli altri, di non averlo amato, capito, aiutato. La sua superbia lo ha completamente accecato convincendolo di essere l’unica vera vittima del gruppo apostolico.
Gesù lo ha deluso nel suo scopo che era il raggiungimento della gloria terrena. Gesù non combatte con la spada, ma con l’amore, non lotta contro coloro che lo odiano ma nemmeno scappa davanti ai nemici, non evita di dire o fare opere che i grandi del suo tempo non capiscono e non approvano (come accusare i farisei e gli scribi di ipocrisia, o compiere guarigioni e miracoli in giorno di Sabato), malgrado Giuda lo abbia messo in guardia della pericolosità del suo comportamento.
Ma come potrebbe Dio, per paura degli uomini, rifiutarsi di trasmettere agli stessi la verità che li salva? Che Dio sarebbe un dio che scappa per paura delle sue creature per le quali è venuto, per amarle ed educarle perché vivano in eterno nella Sua gloria?
Per Giuda tutto questo è incomprensibile.
Quindi cosa fa? Non capisce, e tradisce. Invece di amare preferisce, colpire, ferire, uccidere.
Esattamente ciò che sta facendo l’uomo anche oggi.
Quanti sono i giuda oggi nel mondo che non comprendono?
Nelle famiglie, nell’ambito lavorativo, nella Chiesa. Soprattutto nella Chiesa, oggi quanti sono coloro che tradiscono Gesù?
Giuda ha tradito l’UOMO. Ma soprattutto ha tradito Dio.
Molti di voi lo giustificano dicendo che poi si è pentito, restituendo al tempio le monete ricevute per il suo tradimento e ammettendo di aver tradito un innocente.
Ma fate ben attenzione a valutare il vero pentimento dal falso.
Giuda non si è pentito per amore. Amore che lo avrebbe portato alla contrizione della sua anima fino a gemere di angoscia per il suo peccato nei confronti di un uomo che amava e un uomo Dio. No, Giuda non si è straziato d’amore buttandosi ai piedi di Gesù e supplicando il Suo perdono, magari ignorando il pericolo di essere catturato anch’egli e torturato, ma salvo, salvo nell’anima perché Gesù-Dio lo avrebbe perdonato.
No, il pentimento di Giuda era solo dettato dalla PAURA.
E’ scappato in preda al panico. Ha cercato di nascondersi per paura, paura del suo peccato e del castigo che esso comportava. Come un pazzo indemoniato correva fuori dalla città per cercare di allontanare da sé il rimorso che gli aumentava la paura. Era diventato pazzo soggiogato completamente dai demoni che lo possedevano e di cui lui ne è sempre stato in balia.
Ormai completamente in preda all’angoscia e al terrore ha trovato, poi, la strada più semplice per dimenticare e allontanare da sé il rimorso: uccidersi, eliminarsi, scomparire.
Ha cercato da solo, con la sua superbia fino alla fine di risolvere la condizione miserabile della sua vita, dannandola per l’eternità.
Giuda è dannato. Ricordatevelo quando cercheranno di far rivalutare la sua figura. Giuda è negli inferi più bassi dell’inferno, per l’eternità.
La mancanza di pentimento vera, dettata dall’amore e dalla pietà porta l’anima alla dannazione eterna.
Il suo pentimento non è stato per amore verso chi ha tradito e verso Dio, ma per paura delle conseguenze verso sé stesso. Sempre e solo verso sé stesso.
Questo è il pentimento dell’uomo di oggi. Si pente solo in vista, e solo, durante un castigo non per amore mancato verso chi ha commesso il peccato e soprattutto per strazio di Amore verso Dio, ma per paura della sofferenza che il peccato inevitabilmente genera.
La fine miserabile di Giuda sia per voi un insegnamento.
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